Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

giovedì 3 agosto 2017

La migrazione dei Barong

   Testa piccola e zannuta su grande corpo peloso. Una caratteristica andatura disarticolata e ondeggiante, scandita dal battere ritmato di mascella e mandibola. Il Barong è l’essere misterioso e familiare che tutti conoscono come protagonista di una lotta senza tempo contro Rangda, la strega.        

   Un conflitto condotto sul filo di posizioni figurate, grandi balzi e sguardi belluini, se visto in occasione di una delle tante rappresentazioni che si tengono al tempio. Una contesa universale, sublimata in pochi gesti teatrali, ma intimamente legata alla vita di tutti i giorni, nella Bali antica come in quella d’oggi.


   Forse nipote del drago cinese, certamente simbolo di un legame profondo con la natura e i luoghi della Bali agricola, un tempo ammantata di foreste oscure che incutevano timore e rispetto tra gli isolani.

   Da qui, forse, dal contraddittorio sentimento che la natura ispirò nei primi indigeni, attaccati da animali selvatici e fiaccati da malattie, dalla necessità delle piccole comunità agricole di adottare opportune relazioni rituali con le presenze niskala delle regioni montane, deriva il simbolo del Barong. Creatura mitica fortemente legata alla terra, associata ad un villaggio ed al suo territorio, che pattuglia continuamente e protegge dall'intrusione di influenze aliene e potenzialmente pericolose.

   I Barong sono simboli che si muovono periodicamente da una regione all'altra della Bali rurale, sottoposti ad una sorta di stagione migratoria durante la quale si “esibiscono” nelle cerimonie del tempio di villaggi contigui. Queste reciproche visite possono avere vesta ancor più ieratica quando al Barong si uniscono in processione degli oggetti più sacri del tempio d’origine, pretima. E’ il caso di villaggi che fanno capo ad uno stesso clan progenitore e che afferiscono ad una ampia e ben definita porzione di fertile terreno agricolo, o banua, e che dipendono da divinità ancestrali che trovano dimora nel tempio principale, o pura banua.

   E' attraverso queste visite che si possono, ad esempio, tracciare gli antichi collegamenti rituali tra i villaggi contemporanei della valle del fiume Wos, a nord di Ubud, una delle aree rurali più belle di Bali e dove per primo s’insediò il saggio Rsi Markandeya, durante la prima mitica “colonizzazione” di Bali ad opera dei giavanesi.



   In occasione dell’odalan del Pura Jemeng di Sebali, oltre ai tre barong che appartengono ai templi locali, ne arrivano altri da Keliki, Lungsiakan, Ubud e Bentuyung. Allo stesso modo, reciprocamente, il Barong residente di Pura Jemeng partecipa sia agli odalan dei templi di origine di tutti quei Barong sia si recano al tempio Pura Gunung Lebah, il luogo sacro che si trova nella gola di Campuan, alle porte di Ubud. Keliki è subito a monte di Sebali, con cui ha stretti legami storici. Alcuni di questi Barong viaggiano, insieme ad altri della zona, fino al Pura Sabang Dahat, in cima ad una bassa altura poco sopra il piccolo villaggio di Puakan. Qui, in occasione del Manis Galungan, si presentano molti Barong, per lo più provenienti dall'area di Taro e del Gunung Lebah. Dopo una breve cerimonia e la benedizione rituale, ritornano verso valle facendo tappa e breve visita agli altri templi che si trovano lungo il cammino. 


   E’ un periodo intenso e l’intera regione è percorsa per almeno un mese da processioni festose e colorate, capeggiate da grandi Barong portati a spalla o in camion da gruppi festosi di giovani.

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