Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

domenica 24 ottobre 2010

un dio in ogni cosa

John (detto Ciòn) sta piastrellando lo spazio doccia. Confessa che mettere le piastrelle in verticale è piuttosto difficile. Compra scatole di mattonelle bianche, del cemento, cordino e filo a piombo. Imposta i contorni del rivestimento con chiodi e cordino, rende retti gli angoli e precise le linee verticali col filo a piombo. Il lavoro preparatorio procede lento e il reticolo di canapina si snoda geometrico sul muro.
L’applicazione la fa con un generoso strato di cemento puro (qui non usa la colla speciale per ceramiche) che rende la posa difficile e dura. Ogni piastrella viene distanziata dalle altre con semplici chiodi che fanno da spessore (lasciano però dei buchi profondi nel cemento, che non vengono riempiti). L’insieme mattonella più cemento pesa qualche chilo, sicché s’iniziano ad ampliare, appena percettibili, gli spazi  tra loro, le fughe.
Un giorno di lavoro per le prime 20 piastrelle, un altro giorno per le altre ed un terzo per la finitura. A fine giornata è immancabilmente ricoperto da cima a fondo di schizzi e strisci di cemento, sembra emerso da una miniera. Durante la notte, per la mancanza di finitura cementizia, l’acqua monsonica cola dietro le ultime forme posate e ne stacca una, che s’infrange al suolo con un suono che si confonde coi tuoni che scuotono i vetri.
Per stanchezza, comodo pensarla così, o forse per quell’iniziativa che in questo tropico possiedono anche le forme inanimate,  l’ultima mattonella mostra una linea decisamente divergente dalle altre e sormonta il preciso limite del filo a piombo.
La ragione non vince sulla superstizione, piuttosto trova modo di conviverci, in un lungo braccio di ferro senza vincitori né vinti. L’anima alberga ovunque nell’universo indù dei balinesi e a nulla vale la presunzione di poterla limitare, costringere, all’interno dei soli esseri umani,  con la sola forza del raziocinio. Comunque rispunterà libera in un sasso, un albero, un animale, o una mattonella. E chiederà a gran voce il proprio posto nel mondo, esigerà una sorta di tributo di fede, di accettazione, al diritto di muoversi a proprio piacimento, con regole proprie, trascendentali.
Qui, dove ogni sasso è un dio, ieri, luna piena, un dio, forse minore, è sceso per un momento nella nostra mattonella ed ora ci fissa ogni giorno, con sbieca aria di sfida.

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