Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

venerdì 3 ottobre 2014

Un'isola, un vulcano

Est. A est di tutto. Ternate è il luogo più a oriente che abbia mai toccato. Longitudine 170°E.
Me ne rendo conto controllando l'esposizione orientale della terrazza del grande, bianco edificio che giace abbandonato sulla pendici del vulcano Gamalama.


Il vulcano è tutto per Ternate. L'origine del suolo prodigiosamente fertile, coltivato ad alberi carichi di chiodi di garofano. La fonte della materia prima principale per ogni costruzione, la lava. La dannazione, quando esplode incontenibile, per il melting pot di genti che la popolano. L'ultima eruzione e stata nel 2011. La ricordo, una delle prime che seguii sui giornali, da poco approdato a Bali.

L'altra sorpresa che ho dall'esame della bussola e' la latitudine. Sono quasi esattamente sull'equatore, solo una manciata di minuti a nord.

Un vulcano, un'isola, sull'equatore e molto a est.

Le nubi si ritirano dal Gamalama, parola che eccheggia cinquecentesche presenze portoghesi. Poco altro rimane della loro fugace presenza, qualche muro scuro e radi cumuli di pietre, trascurate come spesso succede da queste parti.

La vista corre tra i vulcani vicini di Tidore e di Hiri, fino al Kiebesi dell'isola di Makian, giù a sud e la catena azzurrini che segna la grande isola di Halmahera, a est.

Il sole cuoce i moli dei tanti porti di un'isola che ha sempre vissuto di marineria, lottando per restare al centro del potere commerciale, politico e religioso dei sultanati delle Molucche.  Qui, come nella gemella Tidore e nella lontana Ambon, il sultano possiede ora uno scarso peso politico. Rimangono palazzi ben tenuti e nomi di antichi regnanti limitati ad aeroporti e stadi: Babullah, Mandar Syah e Saifuddin.

Ydris, sornione nella sua uniforme blu denim della capitaneria di porto, mi presenta Kino, proprietario di barche. La sua Lola Jaya e' quello che cerco. Un barcone in legno a due ponti, ampi spazi per sedersi e osservare mare e cielo. I grossi fuoribordo porteranno agevolmente una cinquantina di persone a Moti, un'isoletta stretta tra Tidore e Makian.



Sono come al solito l'unico viso pallido in città e marinai, pescatori e scaricatori s' affollano qui intorno per carpire una parola,cogliere uno sguardo di quest' essere alto ed esotico.

I motoscafi passeggeri partono veloci per i villaggi vicini. Sacchi di faina, riso e verdure passano di spalla in spalla e riempiono le stive dei barconi. Il piroscafo passeggeri suona la sua cupa sirena dal molo di Bastiong. 

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