Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

mercoledì 18 aprile 2018

Dvarapala, i guardiani della soglia


A Bali è impossibile non vedere, passando davanti ad un edificio privato o religioso, le intricate e paurose statue o bassorilievi che ne fiancheggiano la soglia.
Assieme alla miriade di altari di ogni foggia e dimensione, sono parte dell’iconografia esotica e un po’ misteriosa di quest’isola. Sono la quintessenza della visione perfettamente duale dell’universo: bene e male, dei e demoni. Onoriamo e compiacciamo anche gli esseri diabolici e terrifici, meglio ancora chiediamo loro, in qualità di spiriti tutelari, di proteggere le nostre case e la nostra religione.
In una terra influenzata da buddisti e indù sin dai primi secoli dopo Cristo, questi guardiani orrifici e silenziosi, conosciuti genericamente come dvarapala, sono uno degli elementi architettonici più comuni.
La versione balinese è un misto di stile indigeno e motivi ispirati dall’arte religiosa giavanese Majapahit. La loro funzione è di proteggere la soglia di ogni edificio e prevenire l’entrata di influenze maligne. Il loro nome è l’unione di due parole sanscrite: dvara, la porta, e pala, il protettore. In origine a guardia di templi e palazzi, nella Bali moderna sono in servizio anche davanti a case, uffici, hotel e interi villaggi.
La loro forma varia da esseri antropomorfi ad animali selvatici, fino a dragoni. Più comunemente, come davanti a casa nostra, sono tremendi guerrieri o giganti dagli occhi sporgenti e i lineamenti volgari, in posa marziale o con un ginocchio a terra e spesso armati di daga o bastone da guerra, il gadha. Quest’arma, in particolare, possiede un forte valore simbolico a Bali, dove gli eroi semidivini che lo impiagano in battaglia, Hanoman la scimmia bianca e, soprattutto, Bima, il gigantesco Ercole indigeno, sono molto popolari.
Il Dvarapala Balinese è scolpito nell’arenaria vulcanica, o andesite, o inciso nel semplice mattone. Oggigiorno si trovano anche in cemento.
I nobili guerrieri del mito, maestri di gadha e oppositori del maligno, attraverso la loro arma d’elezione infondono al dvarapala uno spirito altruista e protettivo.
Come spesso accade nell’iconografia balinese, lo stile può essere molto personale fino a vestirsi di grottesco. Due delle figure più comunemente scelte come guardiani delle case, provengono in effetti da personaggi stravaganti del teatro. Sono Tualen e Merdah.
I due sono la metà del quartetto di buffoni chiamato Punakawan, che comprende anche Sangut e Delem. Questi personaggi rappresentano quattro comportamenti umani tipici e diversi tra loro e derivano dal teatro Wayang giavanese. Sono gli immancabili servitori pagliacci del protagonista in ogni storia rappresentata. Gli attributi della coppia suggeriscono perché sono visti come protettori.
Tualen è sempre presentato come un carattere pensieroso e contemplativo. Figura semplice e piena di saggezza. Gli viene naturale predicare la verità, senza paternalismi e sempre con modestia. L’archetipo dell’uomo virtuoso.
Merdah, d'altra parte, è un personaggio audace e sicuro di sé e le sue azioni suggeriscono che la verità vada perseguita in modo deciso e sempre virtuoso. Entrambe queste caratteristiche rispecchiano i valori fondamentali su cui si basa la società balinese, sia nel passato che in età moderna, e rappresentano pertanto un’iconografia popolare e molto potente.
Stante l'amore locale per il wayang kulit e per la comicità volgare e popolare a loro associata, non sorprende vedere questi “buffoni di corte” vestire, in tutta Bali, un ruolo così importante a protezione e sostegno di una famiglia o un tempio.

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