Oggi è Pagerwesi, il “recinto di ferro”, un giorno importante per gli indù balinesi. E’ una festa sacra paragonabile al Galungan e al Kuningan, le più importanti cerimonie dell’anno lunare balinese, fatto di 210 giorni.
Il giorno inizia con la devozione a Ida Sang Hyang Widhi, il Maestro Supremo (Hyang Pramesti Guru), nelle sue cinque manifestazioni (Panca Dewata). Una vita senza maestro significa assenza di guida, il che conduce inevitabilmente alla perdizione. Da qui la dedica principale al Maestro Unico, attraverso la purificazione e la meditazione che derivano dalla Sua guida spirituale. Il potere yogico che ne deriva è capace di rafforzare le barriere spirituali contro le infiltrazioni malevole.
Gli abitanti di quest’isola sono perfettamente consapevoli dell’intreccio senza fine tra bene e male nelle loro vite. Ogni giorno ed ogni azione evidenziano la necessità di un comportamento virtuoso e quali siano le forze immani che si oppongono ad esso.
Corruzione, violenza contro la natura e gli esseri che la popolano, irresponsabilità, anarchia sociale. Oggi le forze maligne che ghermiscono l’animo dei balinesi sono potenti e terrifiche, tanto come nel passato.
Sono sempre necessarie, al superstizioso balinese, le manifestazioni pubbliche nelle quali i comportamenti virtuosi sono ritualizzati e le richieste di benedizione ultraterrena, le offerte al pantheon indù per trarre benevolenza divina, sacrificano sugli altari domestici e collettivi la propria responsabilità civile e famigliare.
Il giorno del “recinto di ferro”, da erigere ciascuno contro il male, pager wesi in giavanese, è necessario per focalizzare l’attenzione su quali fortificazioni morali ciascuno mette in campo per combattere e respingere le pratiche non consone alla vita retta dalla virtù.
Ogni tempio domestico viene abbellito e ricoperto di offerte agli dei ed agli antenati. Particolari offerte sono riservate ai parenti morti e non ancora cremati, per alleviarne il limbo di instabilità prima del fuoco ristoratore e così farne altri baluardi futuri contro il male.
Case e templi, soprattutto nella parte nord di Bali, sono abbelliti con i penjor, alti festoni in bambu con la punta ricadente ornata con intricati intrecci di foglie policrome.
Pagerwesi è il culmine di un periodo sacro, breve ma intenso nel calendario balinese Pakuwon, iniziato con il giorno dedicato al culto di Saraswati, magnifica dea della conoscenza, della cultura e delle arti. Il primo giorno, Banyu Pinaruh, ci si dedica ai riti di purificazione personale con abluzioni nell’oceano. I pescatori fanno offerte per le barche e gli attrezzi da pesca. Il secondo giorno, Soma Ribek, sono fatte offerte nei granai, in onore di Dewi Bhatari Sri, la dea del riso e della fertilità. Il terzo giorno, Sabuh Emas, è dedicato alla benedizione di gioielli, oro e monete cinesi, preziose nelle offerte agli dei. Il ciclo si conclude con il cancello d’acciaio che blocca ogni infiltrazione malefica e tiene lontano, almeno per qualche tempo, il nostro lato oscuro, il niskala.
E’ un momento culmine della filosofia socio-religiosa balinese, in cui si rinsaldano i legami con i propri parenti e vicini, con la cultura e la conoscenza e con le fonti del proprio benessere (agricoltura e commercio). In tal senso nella parte settentrionale di Bali si pone l’accento sulla festa conviviale con la convinzione che saldi legami sociali sono una efficace barriera contro la disonestà che porta disaggregazione e adharma.
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