Arriviamo a Lewoleba alle 14. Ci sistemiamo al losmen Rejeki dove troviamo due ragazzi francesi: uno e’ stato l’anno scorso a Lamalera per due settimane. Siamo in 7 occidentali. L’alloggio e’ pulito e tranquillo con teh e kopi in abbondanza. 4500 Rp a testa. Ci sono le zanzariere ed il letto matrimoniale. La sera cerchiamo di affittare un mezzo per Lamalera, ma sono scarsissimi. I prezzi richiesti sono alti, non ci decidiamo e la sera passa cosi’.
La cena al losmen e’ abbondante ma a Laura non piace. Dopo cena la passiamo a chiacchierare con Maurizio, l’italiano che si e’ unito a noi da Maumere.
28 luglio - I 4 turisti giavanesi alloggiati al losmen ci fregano la jeep e fanno il giro del vulcano (60000 Rp).
Ci ritroviamo sconsolati davanti al losmen cercando disperatamente un mezzo di trasporto. Di li’ a poco l’inglese, in fretta e furia, fa i bagagli con la sua compagna svizzera e balza su un camion diretto non si sa dove.
Decidiamo di andare al mare e troviamo un pescatore, dietro al losmen tra l'immondizia e le palafitte, che accetta di accompagnarci al pulau pasir, in mezzo alla baia, col suo minuscolo sampan mosso da una vela lacera. Partiamo e io devo svuotare continuamente l’acqua dalla barca con una sessola ricavata da una grossa conchiglia. Il mare sembra grosso ed ho un momento di paura. Poi il guscio prende vento e fila via liscio fino all’isolotto che emerge solo con la bassa marea. Sembra di essere tornati in Tanzania, all’isolotto davanti Dar Es Salaam. Sabbia bianca corallina, conchiglie, formazioni coralline sommerse, pesci. Un lungo vermotto, tridacne, stelle marine.
Il ritorno e’ meno angosciante ma Laura, scendendo mette il piede su un riccio di mare. Dolore. Un po’ alla volta riusciamo a tirar via tutti gli aghi. Alla sera tentiamo di nuovo di affittare un mezzo senza riuscirci.
29 luglio - Ci svegliamo decisi a trovare un trasporto per Lamalera. Il figlio dei cinesi padroni di un negozio li’ vicino ci aiuta. Una jeep e’ rotta, quella di un ufficio pubblico e’ rotta! Finalmente troviamo un camion proprietà di un altro cinese, chiede 200000 rp fino a Boto, poi a piedi. Contratto a 175000 fino a Ilulorong, a tre ore di cammino dopo Boto. Torno felice al losmen a dare la buona notizia. Di li’ a mezzora arriva l’autista e ci informa che quel giorno non si può partire, senza fornire spiegazioni. Nemmeno l'intermediazione dell’inglese collezionista di ikat, che alloggia al losmen con noi, riesce a risolvere il problema. Siamo costretti ad aspettare domani. Pensiamo di fare una passeggiata fino a Nawakema, il villaggio piu’ vicino. Altro che passeggiata! Camminiamo per 3 ore e mezza superando un sentiero a tratti molto ripido. Per fortuna spira un vento rinfrescante. Arriviamo al villaggio stremati e siamo accolti in modo festoso e piacevole. Ci offrono teh e banane, ci accompagnano da una vecchina che sta tessendo un ikat e ci danno da bere un enorme noce di cocco. Offriamo 3000 rp e rientriamo per la strada piu’ agevole e piu’ lunga: altre tre ore di cammino. L’ultimo tratto di sentiero ci da un passaggio un camion. Mandi rinfrescante e cena al losmen. Serata di chiacchiere.
30 luglio - Si parte infine per Lamalera. La strada e’ poco piu’ che un sentiero, appena praticabile. Visto che il furbo autista se ne frega del charter e trasporta altra gente pagante e merci, riduco il prezzo a 160.000. Il paesaggio e’ bello, a tratti arido e poi lussureggiante, con diversi torrentelli che il camion attraversa senza sforzo. Nei villaggi tutti, specie i bambini, ci salutano festosamente e a Ilulorong l’accoglienza e’ addirittura trionfale.
Fine del passaggio: paghiamo il saldo all’autista, attorniati da nugoli di fanciulli/e e ci avviamo a piedi, zaini in spalla. L’appuntamento con l’autista del camion sarà’ qui mercoledì prossimo, tra tre giorni. I saluti dei bambini sono infiniti. Il sentiero e’ effettivamente praticabile solo a piedi, fino a Ilulorong si potrebbe arrivare anche in moto, guidando con attenzione. Il guru di inglese, incontrato al villaggio, si propone di farci da guida fino a Lamalera. Quasi subito vesciche fastidiose. Facciamo tre soste in due ore e mezza, e’ un po’ dura ma il guru ci aspetta ogni volta molto comprensivo: selamat siang a tutti gli incroci di altri viandanti.
Costeggiato il vulcano e superata un'ultima collina scendiamo fino a Lamalera: il guru ci porta dal kepala desa, Joseph Bataona. Ci accolgono moglie e figlie, occupate a battere il riso nel mortaio, che ci offrono subito teh e banane fritte. Potremo alloggiare da loro le tre notti che resteremo in paese. Ci mostrano la stanza: letto matrimoniale per noi (asse di legno) e singolo per Maurizio (rete e materasso). Sfiga! Le tre notti si annunciano massacranti: si dorme poco e la mattina ci si sveglia come se ci avessero bastonato tutta la notte. Maurizio monta la sua zanzariera e poi andiamo in spiaggia. Le barche sono molto belle.
Poi ci fermiamo a parlare con quello che sembra essere il coordinatore degli studenti. Veniamo a sapere che e’ ancora in vigore il baratto, gli scambi avvengono durante il mercato del sabato. Si scambiano soprattutto pesce secco e sale con frutta e carne proveniente dai villaggi di montagna. Un pezzo di pesce e’ grande come le dita di una mano e vale 6 banane. Oramai pero’ in piccola parte e’ arrivato a circolare anche il denaro.
1 agosto - Maurizio e Giancarlo partono alle 7 con i pescatori. Io resto a salutarli sulla spiaggia perché e’ vietato alle donne andare a pesca. SFIGA! Il mio raffreddore peggiora notevolmente. Torno a casa e rimango a letto tutto il giorno, dormendo o leggendo. Tornano alle 13.30. Hanno preso solo un pesce e hanno visto pescare una manta. Sono tre mesi che al villaggio non viene catturata una balena, tempi duri! Passo il pomeriggio a letto, a cena solo nasi putih e mie goreng. In stanza, di nascosto, mangiamo le ultime banane che ci eravamo portati. [Laura scrive].
1 agosto - Usciamo in mare alle 7 di mattina con la luce del sole limpida e radente. Aiuto a spingere la pesante tena lungo i pochi metri di spiaggia, rotolandola su pochi tronchi sbozzati.
Appena in acqua i sei sette rematori si mettono a pagaiare con brevi colpi ritmati incitati dal capobarca. Ci sono corte pagaie ai due lati della barca, il timone a poppa e un lungo remo manovrato a prua che consente rapidi e precisi spostamenti laterali e aiuta nel mantenere la rotta.
La nostra barca pesca un grosso mahi mahi che viene subito macellato e suddiviso tra l’equipaggio. La sentina si riempie di sangue. Una tena poco lontana arpiona una grossa manta. Loro sono un po’ piu’ contenti.
Ma nessun cetaceo viene avvistato oggi e i volti dei pescatori di Lamalera sono piu’ scuri della notte che scende.