La soluzione fisica di come slanciare
la gamba, facendo perno sul tacco, senza cedere alla prepotente gravità e
franare a terra, non è facile. Da queste parti la gamba è corta, corto è quindi
il braccio della leva e l’operazione bilanciamento si complica.
La prima soluzione è pura
ingenuità indotta, apparentemente, dalla nuova posizione assunta dal corpo. Il tacco
spinge il corpo in avanti e il peso si sposta sulla punta dei piedi. Quindi si
cammina sulle punte. La donna s’adatta ad avanzare con buffi saltelli, la
scarpa trascinata e mai governata. Immagino ci si stanchi subito. Ogni
spostamento è una sfida, un tormento. Ci si affretta, non si incede, non si è
rilassate, si fa fatica, e si vede. La scarpa striscia, strascicata da un’eterna
stanca e ci si copre di ridicolo.
La seconda soluzione è elegante
nella sua semplicità. Poiché il perno sul tacco è evidentemente inavvicinabile,
perché non far finta che il tacco non ci sia? La fisica corre ancora in aiuto
della donna della Sonda che, nel suo laboratorio casalingo, sperimenta con
successo l’allargamento dei piedi, che divergono. Ora il peso può finalmente
rimanere dov’è di suo diritto, sui tacchi, che però non cercano più un perno
pieno, ma solo accennato, di sguincio. La camminata a papera che ne viene fuori
non sottolinea certo sensualità e femminilità. Avanzare così è goffo, avvilente
anche se il movimento risulta più facile e meno faticoso. Qualche volta, per
buona sorte, la leggerezza dei corpi, unita alla lunga ed attenta pratica, portano
ad un ancheggiare leggero, che fa quasi dimenticare il papereggiare.
Infine troviamo la soluzione di
chi non ha capito nulla. Di chi vuole evitare ogni pensiero, ogni furbizia. Di chi
non sa da che parte stia la fisica e se ne infischia di perni, leve, slanci e piroette.
La mente, accecata dal caldo, non cerca soluzioni, non si pone nemmeno il
problema e s’accascia stolida su una scelta sterile, senza capo né coda. Senza
tacco-punta, infatti, col piede appoggiato, anzi sbattuto, a terra di piatto. E’
come un tuffo di pancia, accanito, ripetuto. E’ come voler infilare
insistentemente la chiave nella serratura sbagliata. Non si può, ma un ubriaco
ci prova e ci riprova. Ecco, queste donne indonesiane, molte per la verità,
camminano come ubriache. Percuotono i piedi per terra come a voler uccidere
tutte le formiche del mondo. Sollevano nugoli di polvere e il decolleté s’avvilisce
in uno sbatacchiare sgarbato.
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