Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

sabato 1 febbraio 2014

Siwaratri, la notte di Shiwa


Siwaratri è un giorno sacro per gli hindu balinesi. E’ un giorno in cui i devoti rivolgono la loro preghiera a Widhi Hyang Wasa / Dio onnipotente, nella sua manifestazione di Sang Hyang Shiva, affinché dia loro forza e supporto per giungere ad un più alto livello di consapevolezza.

L’induismo balinese è essenzialmente shivaismo e Shiwa gioca un ruolo preminente tra le tante manifestazioni del Dio supremo. E’ allo stesso momento colui che crea e colui che pone termine alla vita. E’ il sovrano della luce e delle tenebre, sua consorte è Durga che, nella integrazione con l’animismo indigeno, assume a Bali le forme terribili di Rangda e Calonarang. Espressioni del male considerate ben reali nella società balinese, da blandire perché non eliminabili dalla natura umana.

Il giorno dedicato a Shiwa è quindi un giorno, o meglio una notte, molto importante che segna un percorso di valutazione o introspezione degli atti nel corso degli anni, fino ad una riflessione sul peccato, con l'obiettivo di raggiungere la consapevolezza di sé.

E’ l’occasione di simbolizzazione e di auto-realizzazione nel percorso di ascesa spirituale, al fine di ottenere una 'unificazione' di Shiva, che è l'unione del atman con paramaatman o Dio unico che governa l'universo stesso.

Per i balinesi la consapevolezza che esistono forze antagoniste nell’universo e che solo dalla loro unificazione nasce la realizzazione di sé, è la vera essenza della vita. Da qui l’esigenza che ogni aspetto del dio unico sia celebrato, anche il più oscuro e negativo, per condurre ad una sublimazione superiore.

Non a caso la celebrazione cade la cade sempre la notte antecedente la luna nuova del settimo mese del calendario Saka, o Tilem Sasih Kepitu, di solito in gennaio. E’ anche chiamata la Vigilia della Luna Nuova, o Panglong sasih kapitu. Qui a Bali si crede che sia la notte più scura dell’anno. Volendo, una notte dedicata al signore oscuro.


Comincia prima dell’alba con una serie di preghiere ed offerte al kawiten, il tempietto all'interno del compound famigliare balinese. Poi i devoti iniziano un periodo di 12 ore di silenzio (monabrata), uno di digiuno di 24 ore (upawasa), nell'ambito di un più lungo percorso di 36 ore di meditazione (mejagra). Ognuno di questi momenti rappresenta un modo per entrare in uno stato avanzato di autocoscienza e raggiungere un forte auto-controllo. La fine di ogni periodo è marcata da altre preghiere ed offerte al kawiten.
Gli studenti celebrano a scuola, i membri di ogni banjar nei templi del proprio villaggio.

Una notte per valutare onestamente i propri limiti e debolezze fisiche e spirituali e cercare la strada per un loro superamento.

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