Testa piccola e
zannuta su grande corpo peloso. Una caratteristica andatura
disarticolata e ondeggiante, scandita dal battere ritmato di mascella
e mandibola. Il Barong è l’essere misterioso e familiare che tutti
conoscono come protagonista di una lotta senza tempo contro Rangda,
la strega.
Un conflitto condotto sul filo di posizioni figurate,
grandi balzi e sguardi belluini, se visto in occasione di una delle
tante rappresentazioni che si tengono al tempio. Una contesa
universale, sublimata in pochi gesti teatrali, ma intimamente legata
alla vita di tutti i giorni, nella Bali antica come in quella d’oggi.
Forse nipote del
drago cinese, certamente simbolo di un legame profondo con la natura
e i luoghi della Bali agricola, un tempo ammantata di foreste oscure
che incutevano timore e rispetto tra gli isolani.
Da qui, forse, dal
contraddittorio sentimento che la natura ispirò nei primi indigeni,
attaccati da animali selvatici e fiaccati da malattie, dalla
necessità delle piccole comunità agricole di adottare opportune
relazioni rituali con le presenze niskala delle regioni
montane, deriva il simbolo del Barong. Creatura mitica fortemente
legata alla terra, associata ad un villaggio ed al suo territorio,
che pattuglia continuamente e protegge dall'intrusione di
influenze aliene e potenzialmente pericolose.
I Barong sono
simboli che si muovono periodicamente da una regione all'altra
della Bali rurale, sottoposti ad una sorta di stagione migratoria
durante la quale si “esibiscono” nelle cerimonie del tempio di
villaggi contigui. Queste reciproche visite possono avere vesta ancor
più ieratica quando al Barong si uniscono in processione degli
oggetti più sacri del tempio d’origine, pretima. E’ il
caso di villaggi che fanno capo ad uno stesso clan progenitore e che
afferiscono ad una ampia e ben definita porzione di fertile terreno
agricolo, o banua, e che dipendono da divinità ancestrali che
trovano dimora nel tempio principale, o pura banua.
E' attraverso queste
visite che si possono, ad esempio, tracciare gli antichi collegamenti
rituali tra i villaggi contemporanei della valle del fiume Wos, a
nord di Ubud, una delle aree rurali più belle di Bali e dove per
primo s’insediò il saggio Rsi Markandeya, durante la prima mitica
“colonizzazione” di Bali ad opera dei giavanesi.
In occasione
dell’odalan del Pura Jemeng di Sebali, oltre ai tre barong che
appartengono ai templi locali, ne arrivano altri da Keliki,
Lungsiakan, Ubud e Bentuyung. Allo stesso modo, reciprocamente, il
Barong residente di Pura Jemeng partecipa sia agli odalan dei templi
di origine di tutti quei Barong sia si recano al tempio Pura Gunung
Lebah, il luogo sacro che si trova nella gola di Campuan, alle porte
di Ubud. Keliki è subito a monte di Sebali, con cui ha stretti
legami storici. Alcuni di questi Barong viaggiano, insieme ad altri
della zona, fino al Pura Sabang Dahat, in cima ad una bassa altura
poco sopra il piccolo villaggio di Puakan. Qui, in occasione del
Manis Galungan, si presentano molti Barong, per lo più provenienti
dall'area di Taro e del Gunung Lebah. Dopo una breve cerimonia e la
benedizione rituale, ritornano verso valle facendo tappa e breve
visita agli altri templi che si trovano lungo il cammino.
E’ un periodo intenso e l’intera regione è percorsa per almeno un mese da processioni festose e colorate, capeggiate da grandi Barong portati a spalla o in camion da gruppi festosi di giovani.
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