Sato, un Iban del
Sentarum, nel Kalimantan Occidentale, mi ospita nella sua casa a fianco alla rumah panjai, la
longhouse di Meliau, sul fangoso fiume Leboyan. La moglie coltiva
dietro casa gli ortaggi che mi cucina per cena, riciclati poi, come
ogni economia domestica al mondo, anche a colazione.
La sera, prima e
dopo cena, è il momento della conversazione. E’ quando le culture
si confrontano, sotto la spinta di una curiosità reciproca che trova
il limite solo nel pudore e nella timidezza.
Sato è uomo
nervoso, scuro, occhi inquieti, voce squillante e tabagista convinto.
Mi racconta della sua passione, che non è la pesca o la costruzione
di nasse in rotan, questo è lavoro. La vera passione, da Iban
tutto d’un pezzo, sono i galli, il combattimento dei galli.
Quando descrive i
sui galli, pennella con la voce i loro colori, il loro spirito
combattivo, non parla di volatili ma di veri guerrieri, le cui gesta,
il cui carattere e attitudine alla battaglia ricalcano quelle dei
guerrieri umani.
Gli Iban si
identificano così profondamente nel combattimento dei galli che lo
fanno risalire ad una tenzone tra dei, Raja Machan contro Ambong
Mungan. Una battaglia che sconfinò tra gli esseri soprannaturali,
alla ricerca del gallo invincibile, il cui piumaggio è
impronunciabile e mirabile: "Tuntong Lang Ngindang Terbai,
Biring Belangking Pipit Kechuai".
La cerca del gallo
migliore spinse un Iban a scendere negli inferi, fino ad incontrare
il dio dei galli Ensing Jara, colui che si prende cura
dell’anima dei pennuti morti in combattimento.
La metafora è molto
chiara e su essa si ispira il mito dell’origine divina del guerriero
Iban, gallo invincibile trasformato in uomo. Ecco perché il
combattimento con i galli parla ad un Iban delle qualità spirituali
della natura umana e di come si realizzano in combattimento. Di
cavalleria e onore esibiti durante le spedizioni guerresche.
Quando i galli
combattenti dell'essere soprannaturale si trasformarono in esseri
umani, portarono con sé diversi tipi di colorazioni (bulu
manok), che per un Iban riflettono le sfaccettature della
personalità di ogni guerriero.
Il destino di un
uomo può essere letto solo dal disegno delle squame sulle zampe del
gallo da combattimento e dalla colorazione del suo piumaggio. Le
disposizione delle squame è unica per ogni gallo e rispecchia il
destino esclusivo dato dal dio al singolo guerriero. Ecco perché un
combattente Iban è chiamato anche "manok sabong",
gallo combattente, con cui ha in comune qualità spirituali e tratti
della personalità.
Gli Iban imparano a
riconoscere i diversi tipi di colorazione del piumaggio e, quando
diventano veri guerrieri, scelgono come loro colorazioni preferite
quelle che più si adattano alla propria personalità. Con questa
conoscenza ancestrale, l'Iban impara a riconoscere qualità e
carattere di ogni guerriero e l'elemento naturale che li influenza.
Il gallo preferito
da Santo è laggiù sul fiume, zampetta libero e nervoso sulla
stretta zattera che gli fa da pollaio. Scuro, occhi inquieti, la voce
squillante.
"kelala
buah ari langgu, kelala bangsa ari jaku, kelala basa ari penyiru"
(capire il frutto dal seme, la razza dal linguaggio, la nobiltà
dalla personalità).
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