Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

giovedì 18 ottobre 2018

RUKUN SABONG, simbolismo del combattimento di galli tra gli Iban



Sato, un Iban del Sentarum, nel Kalimantan Occidentale, mi ospita nella sua casa a fianco alla rumah panjai, la longhouse di Meliau, sul fangoso fiume Leboyan. La moglie coltiva dietro casa gli ortaggi che mi cucina per cena, riciclati poi, come ogni economia domestica al mondo, anche a colazione.
La sera, prima e dopo cena, è il momento della conversazione. E’ quando le culture si confrontano, sotto la spinta di una curiosità reciproca che trova il limite solo nel pudore e nella timidezza.


Sato è uomo nervoso, scuro, occhi inquieti, voce squillante e tabagista convinto. Mi racconta della sua passione, che non è la pesca o la costruzione di nasse in rotan, questo è lavoro. La vera passione, da Iban tutto d’un pezzo, sono i galli, il combattimento dei galli.

Quando descrive i sui galli, pennella con la voce i loro colori, il loro spirito combattivo, non parla di volatili ma di veri guerrieri, le cui gesta, il cui carattere e attitudine alla battaglia ricalcano quelle dei guerrieri umani.

Gli Iban si identificano così profondamente nel combattimento dei galli che lo fanno risalire ad una tenzone tra dei, Raja Machan contro Ambong Mungan. Una battaglia che sconfinò tra gli esseri soprannaturali, alla ricerca del gallo invincibile, il cui piumaggio è impronunciabile e mirabile: "Tuntong Lang Ngindang Terbai, Biring Belangking Pipit Kechuai".
La cerca del gallo migliore spinse un Iban a scendere negli inferi, fino ad incontrare il dio dei galli Ensing Jara, colui che si prende cura dell’anima dei pennuti morti in combattimento.

La metafora è molto chiara e su essa si ispira il mito dell’origine divina del guerriero Iban, gallo invincibile trasformato in uomo. Ecco perché il combattimento con i galli parla ad un Iban delle qualità spirituali della natura umana e di come si realizzano in combattimento. Di cavalleria e onore esibiti durante le spedizioni guerresche.

Quando i galli combattenti dell'essere soprannaturale si trasformarono in esseri umani, portarono con sé diversi tipi di colorazioni (bulu manok), che per un Iban riflettono le sfaccettature della personalità di ogni guerriero.

Il destino di un uomo può essere letto solo dal disegno delle squame sulle zampe del gallo da combattimento e dalla colorazione del suo piumaggio. Le disposizione delle squame è unica per ogni gallo e rispecchia il destino esclusivo dato dal dio al singolo guerriero. Ecco perché un combattente Iban è chiamato anche "manok sabong", gallo combattente, con cui ha in comune qualità spirituali e tratti della personalità.

Gli Iban imparano a riconoscere i diversi tipi di colorazione del piumaggio e, quando diventano veri guerrieri, scelgono come loro colorazioni preferite quelle che più si adattano alla propria personalità. Con questa conoscenza ancestrale, l'Iban impara a riconoscere qualità e carattere di ogni guerriero e l'elemento naturale che li influenza.


Il gallo preferito da Santo è laggiù sul fiume, zampetta libero e nervoso sulla stretta zattera che gli fa da pollaio. Scuro, occhi inquieti, la voce squillante.

"kelala buah ari langgu, kelala bangsa ari jaku, kelala basa ari penyiru" (capire il frutto dal seme, la razza dal linguaggio, la nobiltà dalla personalità).

Nessun commento:

Posta un commento