Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

martedì 15 dicembre 2020

La casa Balinese: orientata con l’universo e col corpo umano

    La casa tradizionale balinese è formata da un complesso di padiglioni disposti attorno ad uno spazio vuoto centrale e protetti da un recinto in muratura ad altezza d’uomo.


    Le varie parti sono disposte secondo un ordine rigoroso che tiene conto di un allineamento ideale che segue il sottostante spirituale alla cosmologia induista ed un orientamento locale disposto secondo assi che rimandano alla grande montagna sacra, il Gunung Agung (kaja), e al mare (kelod) da una direzione, al sorgere del sole (kangin) ed al suo tramontare (kahu), dall’altra.

    Il Dharma è alla base di tutto: l’idea che in un universo gerarchizzato ogni oggetto deve avere una sua posizione ideale. Questa dev’essere individuata correttamente secondo vettori prestabiliti per poter raggiungere la moksha, il punto perfetto dove un umano raggiunge l’armonia con l’universo. La giusta disposizione delle strutture nella casa balinese è presupposto naturale per perseguire questo scopo.

    Le basi concettuali e filosofiche si riassumono in una suddivisione dello spazio che riflette quella dell’universo, attraverso la figura del Mandala, forma geometrica sub-circolare che può essere intesa come rappresentazione vettoriale del mondo e dell’universo e assomiglia ad una bussola.

    C’è un Mandala che ricorda come l’universo sia tripartito, formato dalla sovrapposizione ed interazione di un Nista, regno del sotto-mondo oscuro, un Madya, il mondo fisico dove camminano gli umani e un Utama, area in cui risiede ciò che l’universo ha di più sacro e divino. 

    Questa tripartizione si ritrova ampliata e gerarchizzata nei concetti filosofici di Tri Angga e Tri Loka, dove il disegno di progressione in tre parti dagli inferi all’empireo, attraverso il mondo dei vivi, viene sottolineata e precisata. 

    La conformazione dell’isola è all’origine e giustifica questa tripartizione, il mare dei morti e dei demoni (buhr), la pianura centrale dove prosperano gli umani (buwah) e il massiccio centrale (swah), dove risiedono gli dei-montagna, sui quali svetta il grande vulcano. E’ un esempio perfetto di come la geografia di un luogo fa immaginare una cosmologia intera.

    Un altro Mandala, Sang, si infila in questi tre reami e definisce il mondo lungo nove direzioni, gli otto punti cardinali e lo zenit. Ogni vettore ha un suo patrono o guardiano ultramondano, che possiede qualità tutte umane, colore, numero e sillaba sacri e materialità (un tempio è stato eretto in ognuna delle nove direzioni). Al centro sta la direzione somma, il creatore che è anche distruttore, il frutto di Yin e Yang: Shiva, la rappresentazione di Dio più sentita dai balinesi.

    Questi Mandala sono l’ossatura dell’induismo balinese e sono raffigurati in ogni luogo pubblico e privato di culto, a ricordare ad ogni cittadino come è fatto l’universo, chi lo abita e gestisce e qual’è il proprio ruolo in esso. 

    Gli stessi principi filosofici, e la loro volgarizzazione in pratiche costruttive, sono dettagliati nel "manuale" dell’architettura balinese, o Asta Kosala Kosali, scritto su foglie di lontar in giavanese antico, o kawi, nel lontar Bhagawan Siswakarma.

    Il fondo simbolico delle quattro direzioni cardinali fa si che le componenti abitative del compound balinese e le rispettive funzioni quotidiane, si dispongano in aree precise che possiedono gradienti di sacralità.


    Nell’angolo Kaja-kangin, l’area più sacra e destinata alla vita, è considerata la più propizia ed è sede degli altari famigliari. Nell’angolo opposto, kelod-kahu, il luogo più profano e impuro, è collocata la cucina e gli scarichi dei rifiuti.

    Il simbolismo include anche la rappresentazione metaforica del complesso di edifici e delle sue varie strutture in relazione al corpo umano. Così, il complesso di altari di famiglia viene identificato con la testa; la zona notte e il padiglione per ricevere gli ospiti, con le braccia; il cortile centrale con l'ombelico; il focolare con gli organi sessuali; la cucina e il lumbung (il magazzino del riso) con gambe e piedi e la fossa dei rifiuti nel cortile con l'ano.

    Nella cultura balinese, il primo giorno di costruzione di un nuovo complesso residenziale è un momento cruciale. Il proprietario della casa consulterà un esperto per scegliere il giorno più propizio nel calendario balinese per iniziare il cantiere. Si dovrà eseguire una cerimonia durante la quale varie offerte sono interrate nelle fondamenta, con la speranza che la costruzione proceda senza intoppi. 

    L'architetto (in balinese undagi) segue, come detto, le regole scritte nell'Asta Kosala Kosali. Queste regole costruttive servono a conferire alle varie componenti del compound abitativo corrispondenza geometrica e matematica col corpo del proprietario, come se la casa sia un’appendice del suo organismo e le proporzioni del corpo umano abbiano un significato universale. Analogamente a quanto categorizzato, per esempio, dall’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci o dal Modulor di Le Corbusier: l’uomo possiede tutte le misure e l’architettura dev’essere a misura d’uomo.




    L'undagi effettuerà una serie di misurazioni del corpo del capofamiglia, registrate su un paletto di bambù, che servirà come una sorta di metro per creare, in proporzione, il disegno della casa. Le unità di base sono depa (braccio), hasta (cubito o avanbraccio) e musti (è la distanza tra il polso e il pollice teso del pugno). 

    Altre varianti sono depa media (versione verticale di depa), sedemak (mano), tampak (larghezza del pugno chiuso, con il pollice nascosto) e lengkat (larghezza tra la punta di un pollice e la punta dell'indice se allungato). 

    Il primato della direzione Kaja-Kangin viene seguita anche nella costruzione. Il primo palo ad essere eretto, con una piccola piattaforma per le offerte attaccata alla sua sommità, è sempre quello all'angolo kaja-kangin. Dopo la posa di questo palo, gli altri sono  piantati in senso orario. 

    Infine, dopo il completamento della casa, viene effettuato un rituale di purificazione finale chiamato melaspas, che serve a preparare l’arrivo degli abitanti.

    L’edificio, o meglio l’insieme dei padiglioni, è ora avvolto in un denso intreccio di significati vettoriali necessario per inserirlo in un disegno universale ove tutto è certo, possiede un significato preciso ed è perfettamente bilanciato. La precisa rete di rapporti tra famiglie e clan della società balinese si riflette in modo riconoscibile nel rapporto con il sottomondo e l’ultramondo. Ogni individuo riconosce se stesso ed il suo posto in questo universo seguendo in ogni momento della propria vita tali tracce vettoriali, ed si realizza in armonia con esso. 




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