Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

domenica 17 ottobre 2010

Ketupat

Un ventilatore muove l’aria che entra libera dalle porte a vetri, spalancate sul pomeriggio domenicale. Il vibrato basso delle motorette è lontano e non da fastidio. Un gorgheggio variato e squillante rimanda ad uccelli esotici e si sposta tra le foglie, perfetto per il sottofondo di flauti di legno e sulit. I camerieri, maschi e femmine, sciamano tra i tavoli e intrecciano ghirlande con nastri di foglia di palma. Le sedie, così addobbate, sembrano troni di favolosi regni perduti e le figure in sarong colorati eterei cortigiani dall’incedere solenne. I volti di questi ragazzi sono scolpiti nel legno, impassibili e dolci allo stesso tempo.
S’accendono i lumi in ogni tavolo, nelle alcove, nei soppalchi di teak e attorno alla piscina.Uno scoiattolo, spaventato, s'arrampica veloce sul tronco dritto di una papaya, agile tra i grossi frutti polposi, via via più piccoli, su fino in cima.  La magia e il mistero si rinnovano così ogni sera, in questo palazzo ligneo che ricorda una antica reggia giavanese, tra padiglioni intarsiati ed alcove ricolme di cuscini setosi. Statue rose dal tempo e crateri ricolmi di petali di fiori in decori geometrici.
Attesi, gli ospiti entrano esitanti, rapiti dall’incanto di un gustoso esotismo, un po’ demodé ma sempre misteriosamente attraente. Rimangono infine intrappolati dal menu sontuoso e sapido di spezie. Gli scoppi di risa non spezzano l’incantesimo, e il pensiero vola lontano, sulle note flautate di una melodia senza fine.

Nessun commento:

Posta un commento