Jalan Oberoi è una delle strade più trafficate di Bali.
Attraversa un’area, a ridosso della spiaggia di Seminyak, carica di negozi,
ristoranti, hotel, bar e ritrovi notturni. E’ qui che i residenti, con evidente
disagio, misurano il grado di affollamento dell’isola, sulla base di quanti turisti
e trasporti su ruote transitano ad una cert’ora.
Stamane era il momento dell’attraversamento di una
processione balinese, una delle varie cerimonie sacre che seguono la
cremazione. E’ stata l’occasione per misurare il grado di adattamento dei riti
induisti balinesi all'epoca delle grandi invasioni del turismo di massa e dello
sviluppo urbano impetuoso ed irrispettoso.
Una volta si assisteva ad una sfilata di famigli, amici e
abitanti del banjar, accompagnata dal
suono ritmato di un gamelan
itinerante e vestita di paramenti pastello, che attraversava stradine di terra
battuta semi-deserte e, in fila indiana, gli stretti passaggi tra le risaie fino
a raggiungere, a passo lento e mesto, la riva del mare, per affidare al dio Baruna, iracondo e misterioso, le ceneri
del defunto. E questo si vede ancora nelle vaste campagne dell’isola e nei
villaggi montani.
Al sud, nella grande area inurbata e greve di presenze visitanti,
molto è cambiato, in linea con una sorta di ineluttabile necessità di adattare
il rito alla frenesia del tempo moderno.
La cadenza del passo si fa più veloce, consapevoli che si
occupa lo spazio asfaltato a motorini, auto, camioncini, biciclette, taxi,
minibus, pullman, autoarticolati carichi di mercanzie. Il gamelan detta tempi più rapidi e si procede spediti al suono di una
marcetta.
L’alta torre di cartapesta a tetti dispari sovrapposti si
inclina rispettosamente all'esigenza delle nuove forche caudine: la miriade di
cavi elettrici e telefonici che occupano interamente lo spazio subito sopra la
strada. Il fulcro della cerimonia, il simulacro variopinto del morto che
altrimenti svetta altezzoso come un cannone puntato verso il cielo, sembra ora
monco, reclinato, caduto esso stesso sotto il peso di anarchiche vie
elettriche.
La torre piegata, ahimè, non è sufficiente e una nuova leva
di aiutanti è nata a Bali, armata di alti bambù con in cima una corta barra trasversa.
Sono coloro che alzano i fasci scoordinati di cavi per consentire il passaggio dell’alto
catafalco. La nuova specialità necessità una nuova grammatica ed allora ci sono
voci di incitamento a sollevare tal cavo, di scherno perché un altro s’è
impigliato su un meru. La posizione sociale delle nuove leve è valutata e
misurata sull'abilità di far scorrere la processione senza intoppi.
C’è sempre meno compostezza e mestizia in questi funerali e
i famigliari balinesi, costretti dal loro lutto elaborato a percorrere strade aperte
per i turisti e non per i propri bisogni, si trovano sempre più spesso a
vociare, fermare il traffico, sbracciarsi, agitare lunghe pertiche, schivare
turisti distratti e motoristi ritardatari. Forse si sta creando una diversa
liturgia, di stampo urbano, adattata alla bolgia cittadina come certi uccelli e
mammiferi, che non cedono all'estinzione.
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