Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

lunedì 12 dicembre 2016

Li'i marapu, la parola agli antenati

In occasione di molte delle cerimonie che regolano la vista sociale delle comunità di Sumba Ovest, grande rilievo viene dato al dialogo ritualizzato tra viventi e marapu, chiamato LI’i marapu . Questa sorta di canto battagliero è affidato a persone speciali, i rato, che tramandano così un sapere codificato in secoli di tradizioni verbali. E’ una sorta di ‘libro sacro’ non scritto ma narrato, che affida alla parola rituale il rapporto stretto che i Sumbanesi hanno con il loro cuore spirituale e religioso, il marapu.

Il luogo elettivo del discorso rituale è il natara, sorta di ombelico spirituale del villaggio, con la grande pietra posta al centro. Attorno si trovano sparse le tombe megalitiche, i dolmen per gli antenati e le grandi case di famiglia. I partecipanti lo vivono come un anello unificante cui tutti appartengono e presenziano per rivivere e ricordare la tradizione.
Tutti i consanguinei, matu mata, tenga wiwi, ‘tutti gli occhi e le labbra’, dovrebbe essere presenti per mostrare il loro rispetto per i valori tradizionali comuni. Tutti ascoltano la voce del rato e rispondono "Yawaoh!". Solo così è possibile iniziare un discorso rituale che sia 'pieno' e valido per raggiungere gli antenati.



LI’i marapu si riferisce alle parole che si collegano i vivi ai morti, ai loro antenati, e a tutte le forze del mondo invisibile, cui si riferisce collettivamente come marapu. Ma li’i ha anche il senso di promessa: katuku Ili, 'piantare la parola', si riferisce al contratto stipulato tra chi chiede ad esempio un raccolto abbondante o abbondante prole e un marapu specifico cui è promesso in cambio il sacrificio di un animale, dopo un certo periodo di tempo. Queste 'parole' sono espresse in un linguaggio cerimoniale, tenda, che è composto di formule che utilizzano immagini e metafore. Ognuna di queste formule, che usa parole e espressioni sinonime o affini che non sono sempre presenti nella vita di tutti i giorni, possiede un significato preciso e può essere utilizzata in diversi contesti. Lo scopo è di aprire un dialogo tra le persone e il marapu attraverso un rito articolato e a più fasi.

Chi effettua il discorso rituale sono i rato o kabani-bani, o 'uomini di rabbia, che in questo contesto significa non tanto emozione quanto espressione di autorità e sapienza nell'azione, entrambe funzioni essenziali per l'ordine sociale. I kabani-bani sono uomini di alto rango la cui sapienza spirituale in tema di leadership e di interpretazione dei valori tradizionali è fuori discussione. Essi sono gli intermediari tra gli antenati e la vita di ogni giorno. Conoscono le parole degli antenati, li'i marapu, sotto forma di migliaia di coppie di versi recitati a memoria e rapidamente, ad alta voce e con entusiasmo, in mezzo ad una folla di ascoltatori silenziosi.

Forse la caratteristica principale di questo dialogo è che si svolge in forma di una contesa in cui il marapu 'esige' ciò che gli spetta: che la tradizione sia seguita, che una promessa si compia o che la riparazione per una trasgressione sia fatta. Spesso è a causa di un cattivo presagio (malattia, morte o incidente) che un rituale si svolge e sono le persone che devono obbligatoriamente spiegare e giustificare i loro atti nell'interpretare i segni inviati dal marapu. Questi segni (tanda) sono un mezzo fondamentale di comunicazione tra visibile ed invisibile. Sono la parola del marapu, che sia favorevole o avversa, in risposta alle parole rivolte loro dagli uomini. Questi segni quindi generano parole da parte di uomini che sono accompagnati da musica, canti e balli, a seconda della solennità del rito, che si conclude sempre con il sacrificio di un animale la cui interiora o il fegato vengono esaminate per decifrare i segni inviati dal marapu. Così segni, parole e sacrificio sono profondamente legati insieme.

Quando si deve tenere una cerimonia si attiva tutta una serie di legami sociali: parenti e consanguinei aiutano il titolare del rito nella raccolta degli animali necessari per il sacrificio. Inoltre, è necessario convocare coloro che si specializzano nella orazione: ata urataata zaizo e ata woleka - uomini che officiano i tre tipi di cerimonie che designano diversi gradi del rituale. Questi livelli successivi nel rito sono simili ai pioli di una scala che deve essere scalata passo dopo passo - la 'scala delle parole pronunciate per il marapu', nauta lei marapuUrata è il primo passo, e può essere accompagnato da un semplice sacrificio di un pollo senza l’accompagnamento di tamburi e gong. Zaizo è una celebrazione rituale più elaborata necessario, per esempio, per richiamare l' 'anima' del riso o l'anima di un uomo colpito da un fulmine. Le parole rivolte al marapu sono questa volta accompagnate da un canto e sottolineate dal battito dei tamburi e gong e da sacrifici animali più importanti. Woleka è il passaggio finale in cui i vivi e il marapu sono `rasserenati '. Si tratta di una cerimonia di ringraziamento e di omaggio al marapu che ha accordato la propria benedizione in modo che il padrone di casa possa 'arrossare il villaggio con il sangue', dimostrando così di essere un uomo importante, un ata mboto, 'un uomo di peso'.

Sia da sola che accompagnata dal suono di tamburi e gong, la parola è dunque al centro del rituale e la sua efficacia nell'ottenere l'approvazione del marapu dipende, in larga parte, dal modo in cui viene eseguita e pronunciata. Tre concetti importanti sembrano essere incarnati nel discorso rituale. Il primo è chiamato nggoba, 'coppia, partner' (concepito anche come 'avversario'). Le formule rituali formano coppie in cui una frase è bilanciata da un’altra; tamburi e gong sono partner; i viventi e il marapu sono partner nel dialogo rituale. Il secondo concetto, legato al primo, è quello del intermediario: l'officiante, il cantore, il morto recente, 'permettono al discorso di passare' da una parte all'altra; essi sono il 'ponte' che unisce le due sponde del colloquio. Il terzo concetto è quello di nauta 'scaletta'. Questo è sicuramente l'immagine di una gerarchia di importanza data alle varie fasi del rito e della parola indirizzata al marapu. E’ anche l'immagine di un approccio passo-passo, di una progressione nel discorso rituale che, arrivato alla sua conclusione, ha raggiunto il suo obiettivo: gettare via 'ciò che è caldo' (ambutu ambangata) e sinonimo di pericolo, e ricevere 'l'acqua fredda, l'acqua fresca' (we'e maringi we'e manggabo), che simbolo di salute e prosperità .

(grazie a Brigitte Renard-Clamagirard e Elvira Rothe)


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