Kaart van het Eyland Bali (Valentijn, 1726)

domenica 7 novembre 2010

la venere di Penida (3)

Spiaggia candida che si perde nella lontana ombra azzurrina del grande vulcano. Scafi bianchi di lunghe piroghe si appoggiano immobili alla nassa luce dell’alba. Leviatani immacolati sorti dalla profondità marine.  Artigli ricurvi lasciati da un demone gigantesco. Costole di uno scheletro sparso di un dinosauro immaginato.
L’uomo solleva dall’acqua la pesante cesta ricolma di alghe che brillano al sole. La donna l’aiuta con fatica a posarsela sul capo, protetto appena da uno straccio. Esce così, passo dopo passo, gocciolante di acqua salsa e di umori marini, la faccia risplendente del sole che nasce, una venere a Penida. Si muove attenta e sicura, il peso non le cancella un incedere innato, la maglia bagnata le pennella il seno, granchietti fuggono dai suoi piedi, verdi alghe s’intrecciano turgide ai suoi capelli.

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